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TIRO al BARATTOLO

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Riconoscere il limite

Oggi Benedetto XVI lascia il colle Vaticano per ritirarsi a Castelgandolfo, tornerà fra un po' di tempo, non sappiamo quando, per occupare un modesto vecchio convento non distante dal palazzo che lo ha visto protagonista del suo pontificato per 7 anni, 10 mesi e 9 giorni. Sfilerà dalla mano l’anello del pescatore e tornerà a indossare quello vescovile. Neppure gli Svizzeri manterranno la guardia alla sua persona, sarà "Papa Emerito", con un linguaggio ormai entrato nell'uso per indicare coloro che lasciano il ministero per "raggiunti limiti ...".

Questo è il punto. Alcuni limiti arrivano da soli come quello dell'età, gli altri vanno riconosciuti, e questa è la responsabilità di ciascuno, soprattutto di coloro che hanno una qualche responsabilità.
"Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato". Così si è espresso il 10 febbraio 2013.

In queste parole è racchiusa l'essenza di due valutazioni di realtà in divenire: il ministero pietrino che chiede sempre nuove attenzioni, energie e capacità messo a confronto con i suoi limiti personali.
Quella di Benedetto non è stata una semplice rinuncia ma l'analisi e l'accettazione di un limite, o meglio di due limiti, che richiedono la ricomprensione della sua vocazione. "Il Signore mi chiama a “salire sul monte”, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui ho cercato di farlo fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze" (Angelus 24 febbraio 2013).

Questo è l'ultimo, se non il più grande insegnamento di questo Papa.

C'è da domandarsi quanti lo accoglieranno e quanti riterranno indispensabile la propria presenza nel posto che occupano. Non è solo questione di età e di forze, ma anche di adeguatezza ad un servizio che non può essere dato per scontato una volta che una persona lo ha assunto o vi è stato eletto o è stato incaricato.
I

limiti sono una realtà concreta, ma variabile. Cambiano le condizioni, le relazioni, i criteri di valutazione. Come la Fede che ogni mattina va riproposta a noi stessi così la valutazione del compito e dei limiti.
Questo vale per tutti, dal Papa al parroco passando per i vescovi, dal Ministro al Sindaco passando per tanti politici, dall'imprenditore all'artista passando per tanti quadri. Anche se nessuno smette di essere papà o mamma, certo è che la genitorialità cambia col tempo fino ad arrivare all'inversione dei ruoli... ma quanta fatica e quanti disastri per non riconoscere quel limite che è nella naturalità dei fatti e nelle caratteristiche personali di ciascuno.

Benedetto XVI ci lascia questa eredità su cui riflettere e non poco.
Dobbiamo dirgli grazie.